martedì 24 dicembre 2013

A twisted Christmas

Quando chiudo la porta della baracca dietro le spalle, la mia mente sente i colpi di pistola che perforano il legno e si conficcano nella mia carne... Passano una decina di secondi, mi rendo conto che non è successo, che l'ho solo immaginato, che sono ancora vivo. Tiro un sospiro di sollievo.
Richleaf è sempre lo stesso pianeta, anche ora che la guerra è finita e le truppe Confederate si sono ritirate, le condizioni di salute del popolo non sono affatto migliorate, la droga continua a circolare ed io continuo a lottare.
Il mio alloggio è piccolo e spartano, ma pulito.
Cane si alza dal suo giaciglio e si avvicina a me trotterellando giocoso; mi saltella attorno infilando il grosso muso ovunque sotto i miei abiti, in una muta richiesta di cibo.
Lo osservo sorridendo, appoggio il medikit sul tavolo e mi siedo sul letto; dal cappotto estraggo un involucro con un pezzo di carne cruda; soppeso le possibilità: non mangio carne da un mese e mi andrebbe. Il Bloodhound sembra capire il dubbio di cui sono vittima, allora volta il muso e si dirige verso il cuscino semi distrutto che è la sua cuccia; vi si adagia con scarso trasporto.
<Non ti sembra sia un po' irrispettoso?>
Lui continua a fissarmi, gli occhi scuri liquidi pieni di un'energia avulsa per la sua età
<E' un pezzo di carne e per giunta la notte della vigilia, dovresti volerlo, no?>
Decido di dividerlo a metà, metto una padella sul braciere in centro alla baracca e vi adagio la bistecche che cominciano a friggere emanando un buon odore di carne cotta.
Cane alza la testa e annusa in direzione della pietanza; bastano pochi minuti ed è cotta al punto giusto.
<Sai vecchio mio, il modo migliore per cucinare la carne è scottarla appena, altrimenti indurisce>
Gli spiego e sembra gradire perchè spinge sulle zampe e si alza in piedi, avvicinandosi al braciere e sedendosi una volta raggiunto. Mi fissa, continua a farlo da quando sono entrato.
<Ecco a te>
Gli tiro la bistecca, per terra; inutile mettergliela in un piatto, se la trascinerebbe in giro per la stanza. Non faccio in tempo a prendere due posate che lui ha già terminato di mangiare e mi sta fissando con una sobria brama. Gli getto anche la mia parte.
<Buon natale mio adorabile pulcioso cagnone>
Mi siedo e lo chiamo a me per fargli il solito controllo di routine del pelo. Mentre le dita spaziano tra i ciuffi scuri e a tratti ingrigiti, mi ritrovo su Horyzon, sto passeggiando nell'Unification Park, mi sono appena seduto ed ecco che si avvicina Lelaine Blackwood in tutta la sua bellezza. E' estate, indossa un abito scuro al ginocchio che mette in mostra le splendide gambe. Si siede accanto a me, parliamo un po', ridiamo un po', o meglio, lei ride, io sono il solito burbero bastardo. Poi la spingo verso di me e la bacio. Lei si lascia andare e diventa mia...
Quando riemergo dai pensieri, Cane mi si è addormentato addosso, il suo ampio torace si alza e si abbassa lentamente.
Infilo la mano in tasca, estraggo quel foglio che Lelaine mi ha dato tempo prima.
<Buon natale, tesoro mio>
Piango come non ho mai pianto in vita mia.

domenica 15 dicembre 2013

A twisted present

Il trasporto pubblico vibra minaccioso mentre si allontana dal suolo dello spazioporto di Capital City e si inoltra nell'atmosfera del pianeta. Come ogni altro passeggero sono seduto su uno dei sedili, la cintura di sicurezza allacciata. Non appena la nave abbandona il pianeta la forza di gravità comincia a deficitare, mi sale un profondo malessere dallo stomaco che cessa quando i sistemi di attrazione artificiale vengono attivati.
Non mi capacito ancora del tutto di ciò che ho fatto, ma la mente continua a sussurrarmi che è stato meglio così, che era la cosa giusta da fare.
Ho ancora in mano il foglio che mi ha dato prima che partissi, non l'ho ancora aperto, ho paura di vedere cosa vi troverò scritto, ma ogni secondo, ogni respiro che passa, il peso del dubbio mi schiaccia sempre di più.
Penso a Cane che è nella stiva, ben legato, in compagnia di qualche altro animale e dei bagagli dei passeggeri.

Riesamino mentalmente l'itinerario di viaggio, mi sembra di aver predisposto tutto per il meglio: ci sono almeno una decina di scali previsti con altrettanti cambi di nave, fino ad arrivare su Richleaf.
E' il mio primo punto di arrivo, ho molte questioni in sospeso da sistemare, devo andare nel covo delle Libellule di Ferro a prelevare tutto il materiale che ho lasciato nascosto lì per molto tempo e poi devo incrinare in modo definitivo il mercato della droga del pianeta, che ha già subito un duro colpo da quando il laboratorio dello Skyplex Hall Point è stato spostato. Mi chiedo in effetti dove la producano la droga ora, non mi illudo che abbiano smesso; solo vorrei sapere come fanno, per poter ancora una volta rovinare i loro piani.

Sento il mio corpo tirare verso un lato, la nave sta compiendo una virata per mettersi nella traiettoria giusta, dal finestrino vedo il pianeta di Horyzon con le sue luci scintillanti. Scende qualche lacrima su un volto che non è il mio, la sento scorrere tra le rughe ricostruite dalla plastica facciale; quando arrivano al mento, le asciugo.
John crescerà con un padre praticamente sempre assente, Lelaine con un uomo accanto che non vedrà quasi mai. Spero in cuor mio che mi aspetti ogni volta che vorrò tornare per vedere lei e il bambino, spero che riesca a trovare in qualche modo un equilibrio, qualche amico che le possa stare accanto...
Apro il biglietto

Ti amerò per sempre
Lelaine Blackwood De Jong Neemar

Tornerò e sarò ogni volta un uomo migliore, tornerò forse un giorno John potrà vantarsi di aver avuto un padre come me.

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Qualche volta si gioca per davvero
Allora si sta creando qualcosa di unico
E' altro da noi eppure arriva da noi
Non si può fermarlo, nè separarcene
Per questo è così bello raccontarlo
Perchè è come raccontare noi stessi
Senza prendersi troppo sul serio
E quando una bella storia finisce
Ci si sente sempre un po' soli
Per questo il dottor Bernardo Neemar
Continuerà a vivere in queste pagine.

Bene o male, alla fine, mi ci sono affezionato
E forse anche qualcun altro/a l'ha fatto
Per me e per lui/lei, quindi, si può dire che il divertimento non è finito
E' solo differito, con i tempi che riuscirò a concedermi per seguire un altro filone narrativo rispetto a quello di gioco.

Un sentito grazie a chiunque abbia condiviso le trame con il vecchio dottore e il suo cane.

giovedì 12 dicembre 2013

A twisted past

DATI ANAGRAFICI
  Nome:  Bernardo  Neemar
  Pianeta:  Greenfield

  Corporazione:
    Blue Sun - Researcher
  Associazione:
     -
  Incarico OFF:  Master M 
NOTE FISICHE
  Età:  47 anni
  Compleanno:  10.07.2468
  Sesso:  Uomo
  Altezza:  1,79 m
  Peso:  90 kg
  Capelli:  marroni
  Occhi:  marroni
  Classe: Medico
  Livello: 3

ANNOTAZIONI DI BERNARDO
Bernardo Neemar
invenzioni attribuite: tessuto BioCon, farmaco Powerfood, BioTuta, Liquid Gloves
invenzioni non pubbliche: Tecnologia Genetic Cross
invenzioni non attribuite: droga Black Hole, Deodorante Blue Sun, farmaco Rhenozol
- Primo classificato al concorso dell'Expo Innovation Technology 2515 (BioTuta)
- Secondo classificato al concorso Shouye: Memories of War, Hope for Peace
- Possiede un libro di un famoso genetista in copia cartacea regalatogli da Lelaine.

ANNOTAZIONI SU BERNARDO
- Bonus Restart

11.8.2515
A seguito di un programma di protezione dell'Alleanza, ha assunto una nuova identità e un nuovo volto mediante plastica facciale.
IDN Permanente: DRD 3419 3909 88729
Nome: Mullin Lee
Cognome: Carter
Data di Nascita: 10.01.2470
Luogo di provenienza: Greenfield
Professione: consulente informatico


30/09/2515
Assunto da Blue SunCapital City in qualità di tecnico informatico, in seguito alla frequentazione di un corso interno seguito dalla Dottoressa Blackwood il dipendente Mullin Lee Carter è stato abilitato a svolgere servizi di medicina ausiliaria in supporto al personale dell'Ospedale. (skill First Aid.)


DESCRIZIONE FISICA
Mullin Lee Carter appare come un comune mandriano di Greenfield: barba pronunciata e ispida, capelli corti, sguardo energico e indomito, fisico prestante. Veste con abiti generalmente poveri o di modesta fattura.

Bernardo Neemar appare come una persona comune; barba e capelli corti castani, sguardo stanco, il fisico è nella media, ha un filo di pancetta nella zona addominale. Veste solitamente con abiti leggeri, in lino grezzo e indossa mocassini.

Aggiornamento1: In seguito al trattamento con BioCon, è in grado di camminare anche con la gamba sinistra, ma il successo è stato parziale, dunque zoppica
Aggiornamento2: In seguito al trattamento con una cura neurologica è guarito dalla malattia ereditaria ed è di nuovo in grado di camminare, purtroppo non tutto il sistema nervoso ha retto alla terapia d'urto e l'occhio sinistro ha perso la luce

DESCRIZIONE CARATTERIALE
Mullin Lee Carter è riservato, burbero e rude, ma nel complesso un uomo di sani principi.
E' sostanzialmente cristiano, benchè non praticante, ama sporcarsi le mani con il lavoro e non aspira ad alcuna posizione di comando, riuscendo a gioire solamente del duro lavoro immerso tra i codici di programmazione. Ama la birra e ama condividerla.

Bernardo Neemar è riservato, cordiale, irrequieto.
Non è un uomo d'azione, preferisce pensare prima di fare qualsiasi cosa, ma al tempo stesso ama sperimentare prima di elaborare teorie precise e del tutto coerenti; il suo modo di approcciarsi ai problemi è quello dello scienziato sperimentale.
Fino alla guarigione dalla malattia, impiegava il tempo percorrendo strade insolite e divertenti, oltre che moralmente discutibili; in seguito sviluppa un tremendo senso di colpa per le attività passate e si allontana definitivamente dal mondo criminale.
Tormentato dal passato, gli riesce impossibile perdonare qualunque torto subito; detesta il crimine in ogni sua forma e non rifiuta mai senza una ragione valida l'aiuto richiesto dalla legge e dalla Flotta dell'Alleanza.
Recentemente ha sviluppato una forma di commistione tra la sua personalità e la recita di Mullin [risolta con terapia psicologica], una forma di paranoia ed ansia [risolta] e una forma di allucinazioni [risolta dalla presenza di Cane].


CAPACITA'
Mullin Lee Carter
Licenza elementare, conoscenze in ambito informatico ed economico

Competenze:
Primo soccorso & conoscenze veterinarie da BG.
Drugs Master in seguito ai numerosi esperimenti fatti nella sua carriera.
Conoscenze informatiche in seguito ad un corso a distanza biennale completato nel 2514
Analisi Chimica Rapida in seguito alla notevole esperienza con le sostanze chimiche, composti e materiali di vario tipo
Empatia Animale in seguito al lungo e profondo legame con Cane
Commerciante Perfetto in seguito alla lunga esperienza economica maturata sullo Skyplex Hall Point
Medicina da Campo per il suo recente passato di medico di guerra
Tolleranza all'alcol in seguito alla cura con la terapia sviluppata in Blue Sun

Bernardo Neemar
Laurea in Biologia (interdisciplinare con Medicina) e dottorato di ricerca in Microbiologia per il miglioramento genetico: conosce tutto ciò che è inerente alla Biologia ed alla Microbiologia.
Abilitazione all'esercizio della medicina.
Madrelingua Inglese; conosce il cinese ad un buon livello.
Non sa sparare bene [flaw], non conosce discipline marziali, non riesce a correre

STORIA
Storia recente di Mullin Lee Carter
Figlio di un povero mandriano di Greenfield, fa appena in tempo a finire le scuole elementari che suo padre lo mette subito a lavorare nel piccolo e decadente podere famigliare. Procede i suoi studi da autodidatta, interessandosi all'informatica e alla gestione economica, ma non è mai abbastanza facoltoso da potersi permettere un titolo di studio in merito. Dopo la morte del padre scopre che sotto il terreno si trova un ricco, ma piccolo giacimento di rame, così vende la proprietà ricavandone un buon prezzo, e si sposta su Horyzon, per cercare fortuna.
 
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I Neemar appartengono agli asteroidi.
Le informazioni recenti sono più attendibili e concordano in pochi elementi con le informazioni datate, in ogni caso si sa che Stella Neemar nacque su un asteroide; i genitori lavoravano per conto di una grossa impresa privata del settore minerario ricoprendo ruoli di coordinamento sul campo della manodopera operaia, una posizione guadagnata con il sudore e la sofferenza, come ogni Neemar soleva fare.
Le condizioni di salute precarie della giovane Neemar costrinsero i genitori a trovare una sistemazione alternativa: lasciarono il lavoro e l'asteroide, non senza una consistente gratifica economica.
I medici parlarono chiaro, Stella non poteva vivere su un asteroide, non poteva continuare a viaggiare, aveva bisogno di un luogo sano in cui crescere, di un luogo in cui poter godere di cure costanti, così suo padre e sua madre scelsero Horyzon. Ricominciarono daccapo, lavorando per un’impresa di lavorazione di lamiere per navi spaziali; la loro competenza nel coordinamento della manodopera fu presto messa a frutto e nel giro di pochi anni assunsero mansioni analoghe a quelle precedentemente possedute.
Stella Neemar nel frattempo stava crescendo: fino alle scuole inferiori non frequentò istituti di grande prestigio per via della modestia del salario dei suoi genitori, ma si distinse tanto per talento da poter beneficiare di una borsa di studio alla prestigiosa facoltà di medicina dell’università di Capital City. Tuttavia le condizioni di salute non migliorarono, nonostante fosse in mano ai migliori medici di tutto il ‘Verse: era sempre debole, pallida, soffriva di un’insufficienza polmonare, anemia ed una malformazione cardiaca.
Quando si laureò cominciò a studiare per scoprire cure che potessero garantirle una vita migliore; durante questo lungo percorso conobbe il compagno che le avrebbe dato un figlio negli anni a venire. Non si sposò mai e dette a suo figlio il nome di suo nonno: John Neemar.
[work in progress]
 
Storia recente di Bernardo Neemar
Figlio di un modesto proprietario terriero (John Neemar), fin dalla tenera età mostra un interesse viscerale per la biologia.
Completa gli studi universitari in biologia con un successo di poco sopra la media; la sua tesi riguarda l'impiego di batteri nell'ambito zootecnico per migliorare la resa agricola degli organismi animali e vegetali.
Torna con felicità sul suo pianeta natale e poco tempo dopo il suo ritorno, suo padre muore di una malattia ereditaria.
Tale malattia insorge in lui qualche anno più tardi, avviando un lento processo di necrosi e degenerazione delle terminazioni nervose periferiche; inizia subito la ricerca di una cura.
La vita famigliare diventa rapidamente insostenibile per la moglie, che chiede ed ottiene il divorzio.
Dopo qualche decennio di ricerche infruttuose, la paura della morte si è ormai affievolita; sostituita da una triste accettazione del destino. Scoraggiato da questi insuccessi si estranea sempre più dalla comunità scientifica con cui aveva i più stretti contatti, rifugiandosi nella piccola tenuta della sua famiglia.
Durante lo scoppio del conflitto, attirato dalle necessità economiche, senza però voler ritornare in ambiente universitario, si propone per arruolarsi come medico e scienziato per conto dell'Alleanza. Viene assegnato a team dediti allo studio di armi chimiche e successivamente a team di medici da campo. Mentre ricopre quei ruoli, un po' della passione per la vita che aveva in passato si risveglia e torna lentamente a riavvicinarsi alla disciplina a cui ha dedicato metà della sua vita.


AFFETTI




DEEP INSIDE
Lelaine Blackwood è il coraggio che scorre nelle mie vene, qualche volta ho paura del luogo in cui può portarmi, ma lo amo ed amo il sorriso sincero che lo accompagna.






 


MYSELF
Cane my soul, my fang, my dear old friend. Può un vecchio camminare senza il suo bastone?





AMICI
Dhemetra: ricordi felici di un uomo che non sono più
Arch: un sogno condiviso, il rispetto meritato

ALLEATI
Anya: una tragedia condivisa, una vendetta agognata, una sentenza insipida
Coco: sempre sulla mia strada, in un modo o nell'altro

NEMICI
Droga: La colpa da espiare, il nemico da abbattere
Dragan: la follia del crimine
Bounders: il fuoco che alimenta la follia del crimine
Bill: l'alito della morte

IL DOLORE
Nancy: morta nel mio cuore, nella mia carne
Electra: la catena del tradimento


SKILL ACQUISITE DAL PERSONAGGIO
Alcoholic Tolerance
[Tolleranza all'alcol]
Alcoholic Tolerance è una skill che rappresenta un naturale alto tasso di tolleranza agli effetti generati dall’alcol da parte del pg che la sceglie. I pg con questa skill non possono praticamente ubriacarsi e entrare in uno stato di ebrezza alcolica, e sono capaci di bere quantitativi di bevande alcoliche decisamente fuori dal comune.
Field Medicine
[Medicina da campo]
Questa skill consente ad un medico di svolgere le proprie mansioni in condizioni disagevoli, direttamente su un campo di battaglia e perfino privo dell’adeguata strumentazione e dell’equipaggiamento necessario. Field Medicine consente di stabilizzare un paziente gravemente ferito in un unico turno, rendendo le ferite da lui subite non letali. Se applicata in una infermeria, o in altro luogo attrezzato a prestare cure mediche, questa skill consente di dimezzare i tempi di guarigione previsti per il proprio paziente.
Perfect Trader
[Commerciante perfetto]
Attraverso studio ed esperienza nell’arte del commercio, i possessori di questa Skill acquisiscono una insuperabile capacità di valutazione di ogni bene commerciale. Grazie a Perfect Trader potranno stabilire, dopo una rapida analisi visiva del bene in oggetto, lo stato d’uso e l’usura, la funzionalità generica del bene stesso, il suo valore commerciale ed individuare eventuali parti, componenti o caratteristiche non conformi, non funzionanti, non originali e più in generale i difetti dell’oggetto stesso. Nel caso di grandi masse di mercanzia (ad es. una mandria di bestiame) potranno stabilire, attraverso un'analisi a campione, la validità e il valore dello stock merci in valutazione nel suo complesso.
Animal Empathy
[Empatia con gli animali]
Animal Empathy è una skill che crea un forte feeling tra un animale e il suo padrone/proprietario e più in generale tra chi la possiede e il mondo animale. Possedere animal empathy consente di sapere a livello intuitivo come avvicinare un animale nel modo giusto, capirne i bisogni immediati, calmarlo se necessario e dedurre la presenza di stati patologici. Animal Empathy consente di placare animali furiosi e aggressivi assumendo comportamenti pacifici, di avvicinare senza pericolo animali allo stato brado o selvaggio. Consente anche di poter utilizzare in modo efficace un animale precedentemente addestrato (ad es. guidare correttamente un cane da difesa in un attacco).
Chemical Quick Analysis
[Analisi chimica rapida]
La skill permette al medico di identificare, impiegando un turno, un composto chimico o un materiale. L'analisi è corretta anche senza il supporto della strumentazione normalmente necessaria, ma per poter conoscere ogni dettaglio del composto necessita comunque di un laboratorio attrezzato. Per poter effettuare l'analisi il medico deve poter percepire il composto ed osservarlo. Composti e sostanze, in particolare i gas, inodori, insapori e incolori non possono essere analizzati senza la strumentazione adeguata nè si può supporre la loro presenza, a meno di altri dettagli indiretti che possano ricondurre al composto. 
Computer Knowledge
[Conoscenza informatica]
Rende il PG che la possiede in grado di utilizzare sistemi informatici complessi e gli apparati accessori che li compongono, ivi compresi i computer di bordo di una nave spaziale. Consente di utilizzare una vasta gamma di software e programmi, se disponibili, e di apportarvi modifiche. Permette inoltre di tentare di violare sistemi informatici ai quali l’hacker possa connettersi, e a patto che disponga della necessaria attrezzatura (proprio computer, software di decrittazione etc). La capacità di Hacking ha chance di successo diverse a seconda del livello di sicurezza del sistema che si vuole violare: sistemi semplici consentono possibilità di successo pari al 60%, sistemi complessi al 40%, sistemi di grandi conglomerati corporativi o militari del 30%. Un intrusione fallita comporta l'attesa di un periodo di giorni 20 prima di poter ritentare l'operazione di Hacking.
Drugs Master
[Farmacia]
Il medico che sceglie questa skill è un grande conoscitore di farmaci, droghe e composti chimici. E' in grado di studiarli, identificarli e riprodurli, a patto di avere le materie prime e un laboratorio attrezzato. Oltre a questo, è in grado di sintetizzare:
- Sedativi (inoculabili via iniezione, con effetto di torpore a partire dal terzo turno dall’inoculazione, e perdita di conoscenza dal quinto)
- Stimolanti (farmaci a base di sostanze eccitanti di varia natura: rendono insensibile alla fatica e al dolore il soggetto per sei turni successivi all’inoculazione. Come effetto collaterale, causano un complessivo indebolimento del paziente per i tre turni successivi a quello in cui l’effetto stimolante ha fine, rendendolo incapace di svolgere attività complesse, utilizzare armi da fuoco e dimezzando le normali performance fisiche)
- Droghe ricreative 
- Antidolorifici (che consentono al paziente di lenire dolore da ferita o trauma per 3 ore, e di ignorarlo per tre turni dopo la somministrazione).

Per essere efficace, il lavoro di un Drug Master deve essere da lui supervisionato e dosato a seconda delle circostanze e delle caratteristiche del paziente. In termini di gioco, composti pre-preparati da un medico che ha acquisito questa skill risultano inutili in sua assenza, non potendo dosarli nella giusta maniera nè potendo tener conto di variabili che il medico può valutare solo in estemporanea.


FLAWS DEL PERSONAGGIO
Intolleranza alla Gravità Zero
Questo difetto rende chi lo possiede altamente intollerante alla gravità zero. Trovarvisi comporta crisi di ansia, sudorazione fredda e abbondante e un senso di generale, diffuso malessere. Muoversi, spostarsi, perfino parlare coerentemente risulterà impossibile, così come far fuoco o combattere. La scelta di questo Difetto preclude l’acquisizione di Skill Zero-G.
Guercio
Questo difetto comporta la perdita delle funzioni di un occhio. La visione periferica risulta gravemente compromessa dal lato in cui albergava l’occhio perduto, e anche il senso della profondità risulta menomato. i pg guerci sono pessimi tiratori a lunga distanza, anche quando hanno l’ausilio di sofisticati mirini; riescono tuttavia a risultare efficaci negli scontri a fuoco in cui il bersaglio non è più lontano di 10 metri.

GENETICS ASSOCIATI AL PERSONAGGIO
Savagery

Tipo: Mentale
Costo: 4000 $
Reperibilità: Totale
Uso: Permanente

L'impianto risveglia le potenzialità del cervello umano legate all'aspetto istintuale, aumentandone l'adattabilità ad ambienti selvaggi anche ostili come se possedesse la skill "sopravvivenza planetaria". Il pg impiantato di questo up, inoltre, godrà di un naturale senso dell'orientamento.
Effetto collaterale: L'affinità istintiva sviluppata influenza il soggetto in modo profondo rendendogli sgradevole la permanenza in in ambienti non naturali chiusi, nei quali svilupperà una forte irascibilità ed irrequietezza (analoga a quella derviante dal flaw irascibilità).


venerdì 29 novembre 2013

No Name

Sanno chi sei. Verranno.

... Sto già correndo in fuga sul Thor dell'Alleanza, diretto verso lo spazioporto della Flotta, dove un Avenger attende roboante il mio corpo, casa di un'anima indegna della pietà e della compassione di chiunque.
Coco è sul sedile anteriore, accanto a lei il pilota sprona il veicolo a procedere rapido, scartando gli altri nel traffico congestionato.

Quando sono sceso nel parcheggio del pronto soccorso, il tenente mi attendeva, con il braccio ferito ancora fasciato e uno sguardo profondo e cupo
<Lelaine?> mi chiede al limite del terrore
<Non verrà> le rispondo mentre apro la portiera del thor
<Ma è impazzita?> trattiene una bestemmia
<Andiamo, ha preso la sua decisione>

Una curva particolarmente accentuata mi riconduce alla realtà. Torno a guardare il tenente, non ci siamo detti granchè da quando siamo saliti.
Ricordo che quando le sono passato accanto, prima di imbarcarmi in questa fuga, l'ho guardata con la coda dell'occhio. E' stato in quel momento che ho capito quanto Coco Aguilar sia importante per questo 'Verse.
In questi attimi di terrore, mentre i fari delle automobili baluginano sul vetro oscurato del veicolo militare, penso che vorrei tanto che John diventasse come lei.
Ora che non vedo più il mio futuro, ora che non riesco a immaginarlo nè a sognarlo, sento la mancanza di Lelaine Blackwood, una persona che mi ha dato così tanto da farmi sentire profondamente in colpa, una persona che per l'ennesima volta sono costretto ad abbandonare.

Sono entrato nel mio ufficio, lei mi attendeva già lì, mi ha sorriso solo per un singolo istante, poi ha capito. Le ho detto che devo partire con Coco, che non c'è altra soluzione, che non posso dirle dove andrò, ma che se vuole può venire con me. Poi le osservo il ventre e capisco.
<Io non scapperò come un criminale, Bernardo>
<Hai ragione... sono io quello che scappa>
Quando l'ho superata per allontanarmi ho maledetto mille volte il mio nome per tutto il dolore che ancora una volta le sto causando.
<Insegna a John l'onore, la lealtà, la bontà, la giustizia. Fa che sia meglio di suo padre, fa che cancelli la forma oscura di Bernardo Neemar con la luce della sua buona anima... Digli che nonostante tutto, io lo amo... Ti amo Lela>

<Carter>
Il tenente Aguilar mi sta chiamando, si è voltata e mi guarda con preoccupazione. Per un istante mi chiedo se quello nello sguardo di Coco non sia odio, sono confuso.
<Tenente>
<Il cane la attende sull'Avenger> mi dice cercando di sollevarmi il morale
<Il destino ha uno strano senso dell'umorismo>
<Cosa vuole dire?>
<Niente>
Superiamo un'altra curva, osservo i passanti dal finestrino, chiunque di loro potrebbe essere un mio nemico, chiunque di loro potrebbe farmi saltare in aria.

Chiunque di loro potrebbe essere il mio migliore amico, quella persona che mi ha avvertito della morte in arrivo, quella persona che non posso abbracciare, nè aiutare.
Mi chiedo che volto abbia...
Vedo Godot, il mio securer personale di quando lavoravo per Hall Point, tra la folla che sciama sui marciapiedi; vedo Zoya, un'amica di cui ho perso ogni traccia, vedo Electra... forse è stata lei ad avvisarmi, vedo Nancy, poco più in là spunta Cristobal con i suoi tatuaggi e poco dietro di lui Louell; scorgo Dhemetra, Chris... Scorgo Arch che china piano il capo in un saluto gentile.

Rispondo a Coco dopo diversi minuti
<Voglio dire che sembra io sia destinato ad essere sempre aiutato quando meno me lo aspetto>
<... Non mi sembra un destino così negativo>
<Non lo è, ma qualche volta vorrei non dover dire grazie>

Grazie, amico senza nome

mercoledì 20 novembre 2013

A Dream

Sono seduto sulla veranda della mia piccola casa in mezzo ai campi su Greenfield, ho settant'anni, un'operazione al cuore alle spalle, la consapevolezza che ogni volta che guardo il tramonto potrebbe essere l'ultima.
John, mio figlio, esce dalla casa in legno di quercia e mi allunga un foglio elettronico; lo prendo e comincio a scorrerlo, riguarda il progetto per un farmaco contro la recente epidemia di Febbre Nera che ha colpito Richleaf, creato da me e Lelaine.
Nostro figlio si è proposto di commercializzarlo, lo guardo dritto negli occhi, non posso non essere fiero dell'uomo che sta diventando.
Poco dopo scatta fuori di casa mia figlia Marij, di un paio d'anni più giovane di John, la porta aperta nella foga giovanile sbatte violentemente contro il muro interno, ma lei non si volta, continua a correre con Doom, il pastore tedesco, dirigendosi verso i campi.
Verso sera torna a casa Lelaine, saluta i nostri due figli con tanto affetto e chiede di me, io la sento attraverso il tetto, sul quale osservo la volta celeste. Odo allora i passi della dottoressa, mentre esce e si arrampica a sua volta sulla scala a pioli, per camminare cauta e sedersi accanto a me.
<E' pronto tesoro> Ha quarantotto anni, è più bella che mai
<Si, ho sentito> Le rispondo io con gentilezza
<John mi ha fatto vedere la sua idea per commercializzare il farmaco>
<Si, l'ha fatta vedere anche a me, è un'ottima idea, gli ho dato qualche consiglio>
<Conoscendoti, l'avrai criticato a morte> Lei ridacchia, rido anche io
<Non ce ne è stato bisogno, ha avuto davvero un'ottima idea, brillante>
Stiamo poi in silenzio a lungo, entrambi guardiamo il paesaggio notturno, il cielo stellato
<A cosa pensi?> Mi domanda
E' in quell'istante che mi fiondano in testa i ricordi del passato, violenti e pesanti, mi ricordano chi sono stato e chi sono ora, la vita a cui ho costretto Lelaine e i miei figli, il rischio, le privazioni. Succede così ogni notte ed ogni notte penso che nonostante tutto questo, nonostante la mia storia e il mio egoismo...
<Che sono felice>
Ci abbracciamo, il mio sguardo si sposta sulla radura scura, un'ombra fa capolino sotto la luce della luna, per un istante ne vedo il muso, le orecchie penzolanti, l'andatura goffa...

Sono qui, vecchio mio
Lo so

giovedì 7 novembre 2013

HeadNoise

Il tintinnio delle chiavi di casa nel cestino sul mobiletto di fianco all'ingresso.
L'appartamento spoglio di quasi tutto il mobilio indispensabile ad una vita agiata, la cucina inutilizzata in cui i ragni tessono le loro dimore indisturbati da tempo.
Il divano letto è sempre sfatto, nel salottino scarno solo una libreria in finto legno a donare un po' di colore all'ambiente.
No, questo non è un bel posto dove vivere.

Woof

Lo sento spesso, il sacco di pulci, aggirarsi per le due stanze dell'appartamento, sento le unghie delle sue zampe graffiare il pavimento in finto parquet usurato. Mi accorgo della sua presenza, un moto di gioia si anima nel mio petto, quasi mi alzo, lo vedo già corrermi incontro, l'andatura goffa e decisa... ma quando mi piego sulle ginocchia per stringerlo a me, la visione scompare e le mie braccia rimangono vuote.

Le visioni sono più frequenti di recente. Un'allucinazione, una visione generata dal senso di colpa mi aveva condotto a consegnarmi alla Flotta dell'Alleanza come loro nemesi del mondo della droga, poi il silenzio per lungo tempo ed ora, da quando ho rivisto Cane all'interno della base della Flotta, da quando l'ho abbandonato per l'ennesima volta, lui non mi ha più lasciato.

E' diventato un classico oramai, il rientro a casa, il mettersi seduto sul letto, il vedere Cane arrivare e poi scomparire mentre ansima contento, pensare a Lelaine, invidiare la sua carriera, il suo successo, guardare alla propria condizione e disperarsi nel più completo e nero silenzio.

Amare e invidiare Lelaine Blackwood, Desiderare di dimenticare ed essere consci di non volerlo allo stesso tempo fare. L'unica certezza è ciò che è accaduto nel passato. Questa è la vera condanna, non avere nulla di certo, nulla di conosciuto se non ciò che ero in passato.

Arrivo ad un punto in cui cerco di afferrarmi i capelli... è in quel momento che capisco di aver bisogno del Nootropam. Le allucinazioni si affievoliscono e scompaiono, la calma torna lesta all'interno della mia mente confusa, ma con l'effetto del farmaco scompaiono anche le soluzioni ai problemi che di solito vedo con tanta chiarezza.

Bernardo Neemar è già morto, nessuno se ne è accorto, i pochi che conoscono il segreto di Mullin sono troppo impegnati a rallegrarsi del fatto che cammina, per pensare anche solo per un istante che sia un guscio vuoto oramai.

Sono i momenti in cui sei seduto su un letto, in silenzio e pensi alle scelte compiute, che comprendi di non essere mai esistito e che quando te ne andrai (perchè lo farai) non importerà a nessuno, non verrai ricordato da nessuno, sarai stato soltanto un altro Neemar iscritto all'anagrafe che è nato e morto, che ha compiuto nefandezze oltre ogni limite e qualche piccolo successo in campo genetico e segreti militari indivulgabili.

E' il caso, forse, di prendersi un po' di ferie.

sabato 5 ottobre 2013

4 o'clock

3:54
Ci siamo incontrati verso le undici, dopo il lavoro, l'hotel è diverso, il modo di arrivarci anche.
Appena sono entrato lei era lì ad aspettarmi, non ci siamo detti quasi niente, e lei mi si è fiondata addosso.

3:55
Mi trovo in bagno e sto fissando l'ampio specchio; dalla finestra entra la luce di una luna piena che mi permette di vedere nella semioscurità i tratti grossolani della mia faccia. Anche se non lo sto vedendo ora, so com'è il mio sguardo: senza luce, senza eccessi, calmo, stanco, colpevole. Non è lo sguardo di Mullin Lee Carter.

3:56
Rivivo il primo nostro incontro, non mi accade spesso, ma qualche volta ricordo il primo progetto che abbiamo portato avanti insieme; ricordo come mi guardava, ricordo di come le avevo sussurrato un segreto: vede dottoressa, non è un processo cosciente, è come se ogni sostanza chimica mi sussurrasse cosa fare. Non è come cercare un oggetto in una scatola, è come se all'improvviso una luce mi colpisse. E così io so.

3:57
Rivivo il momento in cui ero ubriaco su uno dei tavoli dell'Afterlife; lei è entrata e si è seduta di fronte a me. Più rifiutavo di volerle parlare, più rifiutavo di smettere di bere, più lei si trasformava in me, per farmi comprendere quanto orribile io fossi in quello stato. Lei era il mio vero specchio.

3:58
E' così che ieri, riflesso nello specchio degli occhi della dottoressa, ho visto cosa tutta questa recita sta comportando; ho visto la commistione del vero me e della maschera che indosso, l'ho vista come se avessi potuto toccarla e spostarla. Improvvisamente il mondo confuso di Mullin Neemar o di Bernardo Carter ha cominciato a ordinarsi, ogni cosa è tornata al proprio posto... o quasi.

3:59
E credo di credere in un Dio, non quello cristiano, nè quello musulmano; in fondo non ha molta importanza, Dio è Dio.

4:00
Sono tornato a letto, il sole sta per sorgere all'orizzonte. La abbraccio mentre dorme, le sussurro dolci parole; lei si contorce sensualmente mentre si sveglia. Le dico che sta per albeggiare, che sarebbe meglio che ci separassimo per tornare al lavoro.

4:00
Mi risponde che si prende un giorno di ferie, poi mi bacia. Io l'abbraccio.

E' l'orologio del fallimento che ancora una volta si è fermato.

martedì 1 ottobre 2013

The Serpent Mage

<Dottor Lothar, Dottoressa Lacroix>

Un uomo e una donna, il primo alto stempiato, con i capelli ingrigiti e lo sguardo freddo, la seconda alta e giovane, capelli neri, probabilmente tinti dato il riflesso artificiale che emanano.
La dottoressa Lacroix è una bella donna, non c'è che dire, e il profumo che dirama da lei è fresco e impegnativo.
Mi siedo al tavolo della conferenza, sono il responsabile di una delle sezioni di ricerca e sviluppo della Flotta dell'Alleanza, è tempo di guerra, abbiamo bisogno di tecnologie, di brevetti.
La società per cui lavora il dottor Lothar, la SciTAB, lo sa fin troppo bene, sono qui per questo.
Assieme a noi tre, il colonnello Faven e il maggiore Miles dell'Ottava, oltre al fedele e sempre presente Cane.
La conferenza procede senza intoppi, dopo una breve introduzione alla tecnologia che ci vogliono proporre, la dottoressa Lacroix espone nel dettaglio il brevetto, spiegandone i punti di forza, sorvolando un po' sulle debolezze, che a me tuttavia risultano ben chiare.
Sono seduto almeno da un quarto d'ora e la gamba comincia a far male, faccio forza sul bastone da passeggio e mi isso in piedi, tutti zittiscono un istante, io faccio cenno che non è nulla e l'esposizione procede.

---

<Il brevetto è interessante dottoressa Lacroix>

Sto parlando con la dottoressa, la conferenza è finita da qualche minuto e i due ufficiali stanno parlando con il professor Lothar. Cane è seduto al mio fianco ed ansima all'apparenza contento.

<La ringrazio Dottor Neemar>

Ha in mano un bicchiere di carta eppure lo sostiene come se stesse reggendo un calice di cristallo; una strana eleganza proviene da quella donna, l'eleganza tipica dei nativi di Greenfield, un'eleganza selvatica e quasi rude.
Nella dottoressa Lacroix questa eleganza straniante è senza dubbio un punto di forza.

<E' stata una sua idea?>

<Difficile crederlo?>

<Difficile non invidiarla, dottoressa>

Lei sorride, forse compiaciuta che il suo affondo sessista non sia andato a buon fine.
Sorrido anche io mentre una smorfia di evidente sofferenza mi attraversa la faccia e sono costretto a scusarmi per trovare un posto dove sedermi.
Appoggio le natiche al bordo del tavolo della conferenza, spostandolo di qualche centimetro con un sordo rumore di trascinamento.

<Il tempo è clemente questa sera, a Capital City, le andrebbe un drink?>

Segue un cenno di assenso destinato a rendere meno pesante la mia serata.

---

Siamo in uno dei locali di Capital City, non ricordo nemmeno bene dove, ricordo soltanto che parlammo per tutta la notte. Punti di vista differenti, competenze complementari, posizioni radicali. Fu toccato ogni argomento possibile.
Arrivò anche il momento in cui, non so bene perchè, ci imbarcammo in uno strano gioco di indagine.

<Lei è stato sposato dottor Neemar, ha il segno della fede sull'anulare sinistro>

Il mio volto non tradisce emozioni mentre faccio roteare lentamente il whiskey nel bicchiere.

<Lei ha trovato l'amore in guerra, dottoressa Lacroix>

Rimane piuttosto colpita da quella che crede essere una mia deduzione; io sorrido malignamente, investendomi implicitamente di chissà quali poteri mistici e divinatori.

<Come diamine fa a saperlo?>

<Ho tirato a indovinare>

<Lo fa spesso?>

<Mai sulle cose importanti>

Quello scambio rapido di battute è come se mi stremasse di colpo. Rilasso le spalle e mi appoggio allo schienale della sedia. un rivolo di sudore mi scende dalla fronte.

<Non si sente bene dottor Neemar?>

La dottoressa è già in piedi e ha trascinato la sua sedia vicino alla mia, so che per tutto il giorno ha soppesato le mie condizioni di salute ed ora ha preso qualcosa dalla borsa, un fazzoletto.

<Prego, dottor Neemar lei deve farsi visitare>

<Non serve... grazie>

Mi detergo la fronte ed il volto, il mio viso è attraversato da un'altra smorfia di sofferenza, poi tutto passa e il pallore lentamente scompare.
La dottoressa non è convinta, così mi fa altre domande, le parlo della mia malattia.
Cane, rimasto silenzioso fino a quel momento, appoggia il muso sulle mie gambe, io lo guardo con dolcezza e sentimento.

<Ho sentito che la chiamano il Mago Serpente>

Dice ad un tratto; io la scruto a fondo, mentre finisco il mio whiskey

<vuole sapere perchè?>

<si, trovo sia curioso>

Le racconto allora del brevetto che ci hanno appena mostrato, le sviscero ogni difetto che non hanno esplicitamente enunciato, le spiego perchè l'azienda per cui lavora, la SciTAB, non venderà quel brevetto all'Alleanza, le spiego anche perchè l'hanno proposto a noi.
Più io parlo, più Victoria acquisisce una certa consapevolezza dell'uomo che si trova di fronte.

<Sa dottor Neemar, le sue deduzioni sono interessanti>

<Non tiro mai ad indovinare su queste cose>

Passa qualche lungo attimo di silenzio, anche la dottoressa finisce il suo drink

<Ha proprio un bel cane, dottor Neemar>

<Credo che se potesse, la ringrazierebbe>

Accarezza la testa pelosa del Bloodhound, che Cane ricambia con un paio di lappate al dorso della mano.

<Ed è importante per lei>

Difficile non capirlo del resto, la mia simbiosi con lui è così evidente.

<Mi ha insegnato a non giudicare la mia condizione a non dipingerla con un colore, ma a vederla per quella che è. Lui è il mio punto fermo e il mio vero bastone>

<Voler giudicare rende deboli>

Parlammo di Dio e delle religioni a lungo, parlammo di come fosse possibile credere in quei miti e in quelle storie fantasiose.

---

Ora, riesaminando il mio passato, provo un grande senso di disagio a pensare di essere stato salvato una volta dall'assenza di un giudizio e l'altra dalla certezza di un giudizio.

Forse non è giudicare che che rende deboli.
Forse è la debolezza che distrugge ciò che c'è di buono nel giudizio.

venerdì 20 settembre 2013

Claudia Neemar

E' uno di quei suoni nei sogni che lentamente ti riportano alla realtà.

<Bernie, ehi Bernie>

Apro gli occhi abituati all'oscurità e sdraiata accanto a me vedo mia sorella: il suo naso aquilino spicca dal volto magro e severo, i suoi grandi occhi azzurri sono puntati sul mio viso e le sue labbra sono così sottili che al buio può quasi sembrare un rettile.

<Ah, sei sveglio>

Io ho quattordici anni, Claudia Neemar è più grande di me di un anno, ma tra i due il più adulto sembro io.

<Cosa stavi sognando?>

Parla talmente piano e muove talmente piano la bocca che sembra che le parole scaturiscano da qualche punto nell'oscurità dietro di lei, è una situazione inquietante ed è una situazione che si ripete da parecchio tempo oramai, tanto che ci ho fatto l'abitudine.

<Non importa, non dirmelo>

Si volta a faccia in su, così faccio anche io con un lieve grugnito di disappunto per essere stato svegliato nel bel mezzo della notte, per l'ennesima volta.

<Io ho fatto un sogno molto strano>

Più la osservo più capisco che non siamo del tutto parenti. Questa idea ha cominciato a ronzarmi per la testa diversi mesi prima: i suoi lineamenti ed il suo carattere si discostano troppo dal mio. Mosso dalla curiosità ho spulciato tra i documenti di mio padre nel suo studio e prima che mi scoprisse sono riuscito a ottenere l'informazione che cercavo. Io e Claudia siamo fratellastri.

<... Mi stai ascoltando Bernie?>

Non gliel'ho ancora detto, forse dovrei, del resto ci diciamo sempre ogni cosa, forse è il momento. Non mi volto a guardarla mentre le racconto di punto in bianco la verità. Lei per lungo tempo rimane in silenzio. Forse è la reazione che mi aspetto, forse è persino la migliore che potessi aspettarmi. I minuti passano e l'oscurità mi ottunde i sensi.

<... Lo so>

Il suo sussurro mi sveglia di nuovo, è più vicina ora, la sua testa appoggiata sulla mia spalla, la sento debole, ma non la sento affatto triste. La sua gamba destra scivola sopra le mie e la sua mano che prima mi stava accarezzando il viso, scende sul mio torace. Ho un sussulto, ma non riesco a muovere un muscolo, intimorito con la coda dell'occhio la osservo. E' nuda.

<Ho fatto un sogno molto strano, Bernie>

La sua gamba scivola oltre le mie, il suo gomito sinistro si appoggia sul materasso e fa forza. Il suo corpo leggero si solleva piano per scivolare sopra il mio, sfiorandomi appena; i suoi seni si schiacciano contro il mio petto, le sue mani scivolano sul mio viso afferrandomi i capelli.

<Eravamo io e te, vicino al vecchio vigneto, sotto un cielo stellato...>

Le sue labbra sono così vicine al mio orecchio che le sento sfiorarmi mentre parla. Non ho la forza di reagire, è così che le sue mani mi abbassano i pantaloni indisturbate. La sento scivolare sopra di me, sale un poco mentre continua a sussurrarmi, il respiro che diventa un poco più rapido.

<Eravamo io... e te>

La sento premere il suo corpo sul mio addome, mentre scende lentamente; il calore mi avvolge le membra, lei ansima piano ed espira con forza; l'eco del suo respiro è così intimamente violento che divento sordo ad ogni altra cosa. Sale e scende di nuovo e poi ancora e ancora, le mani che si serrano sulle mie braccia con una forza rapace, la bocca che si sposta dal lobo dell'orecchio all'incavo tra spalla e collo. Le mie mani si muovono, si posano sui suoi glutei sodi e la spingono ancora più forte.

Quando nostro padre lo scopre, va su tutte le furie, picchia così forte mia sorella da farle confessare che ero stato io a costringerla, che ero io il bastardo tentatore. Mentre vengo punito per una violenza che non ho commesso, incontro il volto di Claudia, seduta in un angolo della stanza. Il mio silenzio la distrugge.

Eravamo, io e te

sabato 31 agosto 2013

God's Love

Sono rientrato nel mio modesto appartamento da poco, mi stropiccio il volto con vigore per scacciare la tensione, la mano passa sulla barba ispida, sulle labbra.
Affiorano i ricordi, non riuscirò a dormire, devo prendere una pillola.

Il mio nome è Mullin Lee Carter, sono un consulente informatico, il mio pianeta di origine è Greenfield. Ero un pecoraio, un mandriano fino a poco tempo fa, prima che la fortuna mi sorridesse, prima che Horyzon diventasse possibile e reale.

Questo mi ripeto di fronte allo specchio, mentre osservo la mia immagine che porta alla bocca la pillola.

Io sono Mullin Lee Carter, sono un uomo semplice, adoro le notti stellate, le osservo pensando che nascondano chissà quali segreti, in realtà ne sono solo irrazionalmente affascinato; la mia vita non ha avuto nulla di straordinariamente posivito nè negativo; finite la scuola inferiore, ogni giorno porto a pascolare il gregge, mi siedo su una roccia dalla quale posso osservarle tutte e apro il mio libro di informatica. E' una vecchia edizione, gualcita e sdrucita, ma è tutto ciò che mi serve. La sera torno a casa dopo una lunga giornata di lavoro, mi sento pieno di vita, ma insoddisfatto. Un giorno perdo una pecora, un lupo solitario l'ha presa perchè si è allontanata dal gregge. Mio padre è furioso, prende il libro di programmazione e lo brucia nel camino, in quel momento decido di prendere un altro libro; più mio padre mi ostacola più io divento forte. Do rifugio in segreto ad un grosso cane randagio, gli insegno a fare il pastore, all'inizio è dura, ma poi impara e mi da il tempo per continuare a studiare. Un cane. Cane.

I miei denti si serrano sulla pillola, la tengo sospesa, il respiro lento la lambisce minaccioso.

Io sono Mullin Lee Carter, ho fatto il colloquio di lavoro presso la Blue Sun, prima di candidarmi per quest'azienda ho provato alla Wayland ed alla Crimson Flux, ma mi hanno riso in faccia: nessuna competenza certificata, solo un diploma di scuola inferiore ed una promessa di capacità. CEO Krushenko mi ha accolto per l'audacia e l'impegno che le ho mostrato nel colloquio, CEO Krushenko mi ha assunto perchè ha avuto fiducia in me.

I denti spingono la pillola in bocca, la lingua la inumidisce, prendo un bicchiere d'acqua.

Il mio nome è Mullin Lee Carter, dottoressa Blackwood, lieto di conoscerla, lei non lo sa ma presto saremo ottimi amici, passeremo le pause pranzo assieme in azienda, lavoreremo in team. Ogni tanto è triste, lo so, non lo nasconde così bene, ma poi torna a sorridere. Ogni volta penso che lei stia per cadere, eppure si rialza sempre e mi dona quell'espressione felice, che mi impedisce di ignorare ogni buon senso per darle un bacio. Le sue labbra dottoressa, non possono mentire, lei ama ancora un altro uomo. Un altro uomo. Bernardo Neemar.

Porto il bicchiere alla bocca e bevo un lungo sorso, poi lo appoggio al lavabo con scarso garbo.

Io mi chiamo Mullin Lee Carter, credo che Dio mi abbia messo a dura prova, ma alla fine mi sono dimostrato un degno figlio. Signore, la maggior parte degli abitanti del 'Verse dice che sei un paradosso, che le parole che hai consegnato all'uomo perchè le comprendesse e le facesse sue sono insostenibili, impossibili da seguire. Dicono che è logico tu non possa esistere. Io non so se tu esisti nella logica oppure no, so solo che quando leggo ciò che hai compiuto dai testi sacri, non posso fare a meno di capire. Dio, tu hai amato l'essere umano più di qualunque altra cosa, l'amore sconfinato che hai provato per lui ti ha incatenato quando l'uomo ha scelto di conoscere, quando l'uomo ha scelto di lasciarti. Non c'è amore più grande di quello che costringe a separarsi da chi si ama per la sua propria felicità. L'essere umano è capace di questo amore sconfinato?

Non lo so e in effetti io non sono Dio.

Io... Vorrei essere Mullin Lee Carter, ma... Io sono Bernardo Neemar e non sono capace di separarmi da Lei.

lunedì 5 agosto 2013

Cleaner

Clang

La porta di sbarre si chiude dietro la mia schiena con un clangore roco di metallo vecchio ed arrugginito, non mi volto a guardare dietro di me, non mi volto a piangere la libertà e le amicizie che ho sacrificato.

Nelle sinapsi cerebrali si trasmette un solo segnale: La paura della gabbia.

Espiazione: C'è solo un modo per mondare davvero i tormenti della propria anima, continuare a soffrire finchè il suono assordante della sofferenza non sovrasta il lamento della colpa.
La colpa non si cancella, si sostiene, si sopporta, qualcuno ci si aggrappa e ne trae una forza incommensurabile, qualcuno non riesce neanche a sfiorarla e si brucia lentamente al calore della sua fiamma.
Visioni, allucinazioni e incubi sempre più forti, fino a non poterli sopportare, fino a piangere e a nascondere il volto tra le mani come un bambino.

Dopo qualche istante, per la prima volta osservo veramente la mia cella, grigia, semplice e scarna, un cessetto nell'angolo, una branda usurata ed un lavabo sbeccato in qualche punto.
Apro l'acqua, il suono di un getto irregolare sul marmo grigio mi entra nella testa come il suono di un martello pneumatico. Mi lavo il viso, sento le gocce scendere lungo i capelli corti e qualcuna si incastra nella barba... so che ripeterò quell'esperienza per diversi anni.

Mi giro, punto la branda e sto per muovermi, ma la trovo occupata.
Due gambe magre e piccole, gli abiti lisi, il volto bianco, le labbra viola, lo sguardo ritorto: quel bambino è ancora lì a fissarmi, anche dopo che ho confessato, anche dopo che ho finalmente smesso di essere un codardo.
Si scosta di lato, fluttuando sul materassino della branda e mi fa cenno con la mano di sedermi accanto a lui. Sospiro, non ho molto da fare ora, per un momento penso che avere visioni allucinanti non è definito sano dalla medicina moderna.
Ma è solo per un momento.
Infine mi siedo ed un cigolio accompagna il posarsi delle mie chiappe.

<Ti ringrazio> La voce cupa e spettrale di chi non appartiene a quel mondo
<...>
<Il tuo spirito ha smesso di urlare>
<... il mio spirito?>
<Si, tutti lo sentivano>
<Come?>
<Il tuo spirito è connesso al mondo dei morti, le sue urla erano nomi. Tu ci chiamavi a te>
<... per tormentarmi>
Il volto morto del bambino si anima in un sorriso
<Per confortarti>
<Eppure a me non sembra>
<Il codardo che c'è in te voleva essere confortato, per dimenticare, l'uomo buono che c'è in te, non voleva essere confortato, per poter ricordare, per poter soffrire>
<Voi non siete i miei demoni quindi...>
<Non lo siamo, tra di noi ci sono molti ragazzi, molti adulti, ma loro non vogliono avvicinarsi troppo a te>
<Perchè?>
<Perchè non avresti sofferto come volevi>
<... E voglio ancora soffrire?>
<Si>
<Per quanto tempo?>
<Sai rispondere a queste domande>
<... Sentirselo dire da qualcun altro, ogni tanto, rafforza le convinzioni>
<Per sempre, tu non sei capace di perdonare gli altri perchè non sei capace di perdonare te stesso>
<Per sempre è un tempo molto lungo>
<E' il tempo necessario, ma non temere>
<... il mio spirito ha smesso di urlare>
<Non sarà come prima>
L'immagine del ragazzino comincia a sbriciolarsi come polvere nell'aria, io conosco la risposta.
<... Perchè ho vinto sui miei demoni>
Il ragazzino sorride e scompare, la stanza torna scura e silenziosa. Qualche minuto dopo mi lavo nuovamente il volto, faccio una puntata al cessetto e torno infine a sedermi sulla branda.
Il mio pensiero va ai miei ex commilitoni, a cosa pensano di me ora. Ai miei nemici, posso quasi sentire le loro risa per vedermi ingabbiato come uno di loro.
Lelaine è là fuori, da qualche parte, mi chiedo se mi ama ancora, se verrà a trovarmi, mi chiedo se rivedrò mai Cane, se farò in tempo ad uscire di prigione per poter passare con lui qualche anno di vita prima che mi lasci.
Vorrei dirlo a Lelaine, adesso, che la amo, vorrei tanto dirglielo, vorrei tanto vederla sorridere, vorrei tanto legarla in questo modo a me. Ci vuole coraggio, un coraggio che sento mio ora.

<... Perchè ho vinto su me stesso>

sabato 3 agosto 2013

The Mirror

Sto camminando nel buio, nudo, l'eco dei miei passi si trasporta chissà dove in quell'immensa distesa ombrosa.
Sono nudo, mi osservo mentre muovo lento e cadenzato verso l'ignoto.
Inizialmente è solo una figura lontana, un bagliore improvviso e tenue che mi attira, man mano che mi avvicina lo scorgo con più chiarezza e consapevolezza: uno specchio immerso nel buio.
Incrinato in più punti, quasi stanco e piegato dal tempo e dallo spazio, opaco in molte zone; restituisce una luce riflessa strana, non pulita.
Mi avvicino con calma, non ho nessun motivo di voler affrettare quel momento, il momento che qualche mala lingua nella mia mente aveva preannunciato, sussurrandomi nel sonno.
Passa poco, che sono fermo davanti all'enorme specchio, riesco a vedere i punti che lo tenevano in piedi, dritto e solido: Mika, Electra, Nancy, Scott.
Ogni punto si aggrappa ad un lato dello specchio con la forza di un artiglio, riesco a vedere i danni che hanno provocato; le incrinature profonde di Mika, di Electra e di Scott e poi c'è la spaccatura diagonale di Nancy. La spaccatura che tutti gli altri punti, che ancora non hanno snaturato il loro compito, stanno tenendo unita: Cane, Lelaine, Arch, Anya.
Ma è questione di poco tempo ormai, lo so.
Qualcuno l'avrebbe spaccato definitivamente prima o poi, non poteva sopravvivere a lungo, non dopo quello che è successo.
Per questo sono qui.
Per questo mi sto avvicinando.
Per questo ora vedo il mio riflesso e quello di Cane, nello specchio.
<Woof>
Mi volto, ma non è di fianco a me, è solo nello specchio.
Cambio postura, alzo il braccio, mi sposto indietro con la gamba destra e poi scatto in avanti con il pugno, il pugno che si infrange sullo specchio.
E Nel buio, nell'oscurità, una immensa pioggia di frammenti scintillanti, con gli ultimi bagliori in un arcobaleno, prima di spegnersi definitivamente e rovinare per terra in un tonfo sordo.
Ansimo, soffro... Il pugno sanguina.
Ma il lavoro non è ancora finito.
<Woof>
<Si, lo so>
Mi armo delle mie mani e delle mie dita e prendo i frammenti più grandi, quelli rimasti e li rimetto in un ordine apparente, incollandoli tra loro con il poco legante che mi è rimasto, il legante che non mi ha ancora abbandonato.
Ed infine ecco ciò che rimane della mia anima: un piccolo specchio sgangherato, crepato in più punti, ma finalmente libero, epurato dagli artigli e dal dolore.
La luce che emette è ancora sporca, opaca e sinistra...
<Woof>
<Si Cane, basta così>
<Woof?>
<Puliremo ciò che rimane di questa mia anima molto presto, non ho cambiato idea>
Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare; mentre abbandono quel luogo, ritornando ai dolori ed alle fatiche del mio corpo, sento di nuovo quelle parole, così profonde, così fastidiose, eppure così vere...
Sei un brav'uomo, Bernardo
<Tra poco, Lela, tra poco>

sabato 27 luglio 2013

My Way

Era la mia sera di libera uscita, pensavo di passarla come sempre, almeno fino a quando non mi sono recato negli alloggi per togliermi di dosso la divisa: quel pesante fardello di responsabilità e di colpa, il marchio netto del mio passato, la condanna del mio presente...
<Ciao Bernie>
Avevo sentito quella voce, un sussurro tra i muri della camerata vuota, poi un tremolio nella penombra di una branda, un'immagine che prendeva forma e colore. Mi strofinai gli occhi, ma l'uomo era ancora lì, seduto, i vestiti un po' rozzi, ma di ottima fattura; il volto scavato dagli anni, i capelli ingrigiti e lo sguardo profondo. Uno sguardo come il mio.
<Padre>
<Vedi cosa succede, figlio, a mischiarsi nei conflitti tra le grandi forze dell'universo?>
L'immagine di John Neemar stava lì, immobile, le parole uscivano da quella forma, ma le labbra non si muovevano; solo gli occhi sembravano veri e mi stavano scrutando con la violenza di due coltelli affilati che scavano in un pezzo di carne.
<Non ci vediamo da anni e questa è la prima cosa che mi dici?>
<Dovrei forse lodare i tuoi insuccessi?>
Mentre fissavo quella visione improbabile, sapevo già come sarebbe andata a finire la discussione: ogni litigio con mio padre iniziava più o meno in questo modo.
<Forse dovresti, per una volta, concentrarti sui miei successi>
<Non vedo successi nel cammino che hai percorso, solo delle piccole soddisfazioni sporcate costantemente dalla tua incapacità di trovare un posto che fosse tuo nel ‘Verse>
<E secondo il tuo illustre parere che posto avrei dovuto trovare?>
<Non ne ho idea, ma finire a lavorare per conto della Flotta dell’Alleanza conducendoli passo passo al deodorante occulta droga che tu stesso hai inventato direi che è un piano perfetto per finire in galera>
<E’ la cosa giusta da fare>
<Certo figliolo, certo, come costruire una relazione con una manager sapendo che sarà costantemente in pericolo, bel modo che hai di dimostrare a qualcuno che lo ami>
<Io… non amo Lelaine Blackwood>
L’immagine di mio padre fluttuò flebilmente, si sollevò dalla brandina e nella semioscurità mosse qualche passo verso di me.
<Tu menti, Bernardo, hai solo dimenticato cosa vuol dire amare come hai dimenticato che devi cercare di sopravvivere, cosa che non stai facendo>
<Io ho sconfitto una malattia, la tua malattia>
<Non tu, Declan Khan l’ha fatto con la sua equipe medica. Una grande donna, se non sbaglio ti era balenato in mente di scopartela>
<Ho inventato farmaci e prodotti che hanno contribuito al benessere del ‘Verse>
<Piccoli e insignificanti successi, cosa sono in confronto ad aver distrutto innumerevoli vite con la droga che tanto amorevolmente creavi e diffondevi?>
<Ho salvato innumerevoli vite durante la guerra>
<Certo e ne hai anche condannate altrettante rispettando fedelmente i protocolli militari delle infermerie da campo. A conti fatti l’unico successo che in qualche modo fa sorridere queste mie membra stanche è il successo della produzione vinicola del mio terreno>
<E’ il mio terreno, non più il tuo, tu sei morto>
L’immagine ectoplasmica sorrise, come prima nessuna parola stava provenendo dalla sua bocca, chiusa e serrata.
<Io sono vivo in te, Bernie. Guardiamo ai fatti, nella mia vita ho amato soltanto i miei cani, come te, ho avuto relazioni che sono sempre finite rapidamente o male, come te, non ho mai creato nulla di strabiliante, come te. Nel giro di un decennio nessuno si ricorderà di me, come un decennio dopo la tua morte nessuno si ricorderà di te. Nemmeno quello stupido animale che ti porti sempre dietro; Cristo se non ti vedessi tutti i giorni da laggiù potrei giurare che ti scopi anche lui>
Un sussurro dalla luce dietro la porta socchiusa si arrampicò per la mia gamba, caldo e fermo. Arrivò al mio orecchio e quando mi voltai per osservare il volto di Lelaine, lei non c’era. Tornai a voltarmi, le sue parole ancora ferme nella mia mente... Io sono qui.
<Sai come si chiama mio figlio?>
<Tu non hai un figlio, sei sterile come un mulo>
<DI’ IL SUO NOME!>
La figura tremò scomponendosi per qualche istante, per poi ricomparire sulla brandina, nella semioscurità da dove si era generata
<Non conosco il nome di un figlio che non esiste>
<mio figlio esiste da qualche parte nelle possibilità di questo mondo. Mio figlio esiste e non porta il nome di quello che gli sta accanto nella culla. Mio figlio si chiama John Neemar>
La figura tremò ancora, le gambe stavano cominciando a scomparire nell’aria scura.
<John?>
<Si padre, si chiama John Neemar, come il bisnonno che avrei voluto conoscere. Si chiama John perché ogni volta che qualcuno mi chiederà se ho chiamato così mio figlio in onore di suo nonno io risponderò: NO!>
Quell’impeto spazzò via le braccia della figura che persero la loro flebile consistenza svanendo nell’oscurità. Un altro sussurro scivolò dalla porta socchiusa sfiorandomi una mano. Un bambino evanescente comparve di fianco a me, il volto sporco di saliva biancastra, lo sguardo ritorto, le labbra viola.
<Bernardo è un brav’uomo, John Neemar>
Il volto del ragazzino si volse verso di me, ruotando in modo innaturale indipendentemente dal resto del corpo che rimase orientato verso l’immagine di John della quale era rimasta oramai solo la testa. Testa dalla quale eruppero con rabbia parole d'odio.
<Tu cadrai Bernardo e quando succederà ci faremo una bella risata mentre scenderai a farci compagnia e…>
Non ebbe il tempo di dire altro, il ragazzino di scatto rivolse gli occhi morti alla testa del padre, che scomparve in un tremulo lamento di rabbia.
<Sei uno dei miei demoni vero?>
<No, i tuoi demoni sono i tuoi demoni, io sono solo un bambino, uno dei tanti che non sei capace di dimenticare>
<E c’è un modo per farlo? C’è un modo per dimenticarvi?>
<Si c’è, ma tu non vuoi farlo>
La voce divenne distante e spettrale, la forma del piccolo essere umano stava diventando trasparente, piccole particelle inconsistenti si staccavano dalla sua figura e filtravano attraverso la luce proveniente dalla porta socchiusa
<Perché non posso dimenticare? Perché non riesco ad andare avanti?>
<Perché tu sei un brav’uomo, Bernardo Neemar>
Scomparve.
L’alloggio tornò ad essere semibuio e silenzioso, Cane mi leccò la mano chiedendo la mia attenzione, gli diedi un buffetto distratto. Ero sudato ed ansimavo. Mi distesi sulla brandina solo dopo qualche minuto.

Fui pienamente consapevole in quel momento che l’espiazione sarebbe stata la mia strada, la strada che mio padre non era capace di percorrere.