sabato 15 marzo 2014

A Twisted Love

Fluttuo nell'oscurità

La morte ha un sapore strano in bocca, ma non è il momento di curarsene perchè è già avvenuta.
Non è nemmeno poi così male in fondo, c'è pace, c'è silenzio, non sento il tempo che passa sulle mie vecchie ossa, è solo un po' buio e fa anche un po' freddo.
Forse non è nemmeno freddo, è più come un fastidio o una consapevolezza sinistra e strana.
Se cerco di vedere il momento esatto della fine della mia vita non scorgo che quegli occhi truci e i colpi di pistola.
Ci sono tanti bei ricordi però, almeno in una piccola parte della mia vita, in un momento di relativo equilibrio.

Lelaine. Pensando a lei questo ambiente diventa meno freddo, credo di vederla, come in una finestra sul mondo reale, sto fluttuando sopra una sala da ballo e la osservo, vestita di nero, bellissima, mentre danza mascherata con un cavaliere gentile, l'uomo che probabilmente meriterebbe.


In questo mondo senza tempo mi sembra che il freddo sia sempre stato così fastidioso.

Cane. Vecchio pulcioso, sei nato, ti hanno messo tra le mie braccia, sei invecchiato. Non riesco a vederti, non c'è alcuna finestra sul tuo attuale presente ed il tuo ricordo sbiadito è così povero e insufficiente per il mio spirito, per la mia anima.


Il fastidio è un dolore atroce.

Arch. Sei davanti a quella cabina pubblica, stai digitando qualcosa, un messaggio per me, so cosa hai fatto mio caro vecchio amico, eri tu in quella folla che mi osservavi e mi salutavi, sei tu che porti il peso di quel sacrificio. Quanto stai rischiando per me.

Il fastidio picchia contro i miei occhi, è la fine.




Li apro
C'è una luce intensa accompagnata da un vago ronzio metallico, è tutto annebbiato in forme indistinte, una nebbia opalescente.
Abbasso la mano, per cercare di capire dove mi trovo e sento qualcosa di umido che si infila sotto il palmo, ne riconosco il tocco e trasalo. E' allora che il dolore mi prende la testa con una fitta fino a quel momento rimasta in agguato. Devo chiudere gli occhi e stringere il pugno, ma il muso umido rimane ancora nel palmo aperto dell'altra mano, non mi abbandona.
Una porta si apre cigolando metallica sui suoi cardini vecchi e arruginiti.

"Bernardo!"

Tocchi rapidi sul suolo, qualcosa mi piomba addosso, un fruscio gentile, un profumo tenue, una pelle morbida contro la mia guancia, le labbra carnose che incontrano le mie screpolate e spaccate. Le riconosco, so di chi sono.

"...Le"

Esce roco dalla mia bocca mentre la dottoressa continua a spezzarmi il respiro cercando ogni centimetro del mio viso con la dolcezza dei suoi baci.

"Non muoverti asino, non parlare, sono qui con te ora e non ti lascerò mai più andare via"

Mi abbraccia al petto, si incolla a me. La mia sinistra trema piano mentre va ad alzarsi, posandosi sui suoi capelli stancamente. Traggo un sospiro lungo e tenue prima di riaddormentarmi, un sospiro che sa di casa, di liberazione.



Le coincidenze sono figure, piani, punti che si sovrappongono, si trovano a coesistere nello stesso spazio e nello stesso tempo. Nascono con la semplicità con cui nascono i vermi: adulte, formate e emergono sul terreno della realtà nei giorni più cupi, quando cade la pioggia.