venerdì 29 novembre 2013

No Name

Sanno chi sei. Verranno.

... Sto già correndo in fuga sul Thor dell'Alleanza, diretto verso lo spazioporto della Flotta, dove un Avenger attende roboante il mio corpo, casa di un'anima indegna della pietà e della compassione di chiunque.
Coco è sul sedile anteriore, accanto a lei il pilota sprona il veicolo a procedere rapido, scartando gli altri nel traffico congestionato.

Quando sono sceso nel parcheggio del pronto soccorso, il tenente mi attendeva, con il braccio ferito ancora fasciato e uno sguardo profondo e cupo
<Lelaine?> mi chiede al limite del terrore
<Non verrà> le rispondo mentre apro la portiera del thor
<Ma è impazzita?> trattiene una bestemmia
<Andiamo, ha preso la sua decisione>

Una curva particolarmente accentuata mi riconduce alla realtà. Torno a guardare il tenente, non ci siamo detti granchè da quando siamo saliti.
Ricordo che quando le sono passato accanto, prima di imbarcarmi in questa fuga, l'ho guardata con la coda dell'occhio. E' stato in quel momento che ho capito quanto Coco Aguilar sia importante per questo 'Verse.
In questi attimi di terrore, mentre i fari delle automobili baluginano sul vetro oscurato del veicolo militare, penso che vorrei tanto che John diventasse come lei.
Ora che non vedo più il mio futuro, ora che non riesco a immaginarlo nè a sognarlo, sento la mancanza di Lelaine Blackwood, una persona che mi ha dato così tanto da farmi sentire profondamente in colpa, una persona che per l'ennesima volta sono costretto ad abbandonare.

Sono entrato nel mio ufficio, lei mi attendeva già lì, mi ha sorriso solo per un singolo istante, poi ha capito. Le ho detto che devo partire con Coco, che non c'è altra soluzione, che non posso dirle dove andrò, ma che se vuole può venire con me. Poi le osservo il ventre e capisco.
<Io non scapperò come un criminale, Bernardo>
<Hai ragione... sono io quello che scappa>
Quando l'ho superata per allontanarmi ho maledetto mille volte il mio nome per tutto il dolore che ancora una volta le sto causando.
<Insegna a John l'onore, la lealtà, la bontà, la giustizia. Fa che sia meglio di suo padre, fa che cancelli la forma oscura di Bernardo Neemar con la luce della sua buona anima... Digli che nonostante tutto, io lo amo... Ti amo Lela>

<Carter>
Il tenente Aguilar mi sta chiamando, si è voltata e mi guarda con preoccupazione. Per un istante mi chiedo se quello nello sguardo di Coco non sia odio, sono confuso.
<Tenente>
<Il cane la attende sull'Avenger> mi dice cercando di sollevarmi il morale
<Il destino ha uno strano senso dell'umorismo>
<Cosa vuole dire?>
<Niente>
Superiamo un'altra curva, osservo i passanti dal finestrino, chiunque di loro potrebbe essere un mio nemico, chiunque di loro potrebbe farmi saltare in aria.

Chiunque di loro potrebbe essere il mio migliore amico, quella persona che mi ha avvertito della morte in arrivo, quella persona che non posso abbracciare, nè aiutare.
Mi chiedo che volto abbia...
Vedo Godot, il mio securer personale di quando lavoravo per Hall Point, tra la folla che sciama sui marciapiedi; vedo Zoya, un'amica di cui ho perso ogni traccia, vedo Electra... forse è stata lei ad avvisarmi, vedo Nancy, poco più in là spunta Cristobal con i suoi tatuaggi e poco dietro di lui Louell; scorgo Dhemetra, Chris... Scorgo Arch che china piano il capo in un saluto gentile.

Rispondo a Coco dopo diversi minuti
<Voglio dire che sembra io sia destinato ad essere sempre aiutato quando meno me lo aspetto>
<... Non mi sembra un destino così negativo>
<Non lo è, ma qualche volta vorrei non dover dire grazie>

Grazie, amico senza nome

mercoledì 20 novembre 2013

A Dream

Sono seduto sulla veranda della mia piccola casa in mezzo ai campi su Greenfield, ho settant'anni, un'operazione al cuore alle spalle, la consapevolezza che ogni volta che guardo il tramonto potrebbe essere l'ultima.
John, mio figlio, esce dalla casa in legno di quercia e mi allunga un foglio elettronico; lo prendo e comincio a scorrerlo, riguarda il progetto per un farmaco contro la recente epidemia di Febbre Nera che ha colpito Richleaf, creato da me e Lelaine.
Nostro figlio si è proposto di commercializzarlo, lo guardo dritto negli occhi, non posso non essere fiero dell'uomo che sta diventando.
Poco dopo scatta fuori di casa mia figlia Marij, di un paio d'anni più giovane di John, la porta aperta nella foga giovanile sbatte violentemente contro il muro interno, ma lei non si volta, continua a correre con Doom, il pastore tedesco, dirigendosi verso i campi.
Verso sera torna a casa Lelaine, saluta i nostri due figli con tanto affetto e chiede di me, io la sento attraverso il tetto, sul quale osservo la volta celeste. Odo allora i passi della dottoressa, mentre esce e si arrampica a sua volta sulla scala a pioli, per camminare cauta e sedersi accanto a me.
<E' pronto tesoro> Ha quarantotto anni, è più bella che mai
<Si, ho sentito> Le rispondo io con gentilezza
<John mi ha fatto vedere la sua idea per commercializzare il farmaco>
<Si, l'ha fatta vedere anche a me, è un'ottima idea, gli ho dato qualche consiglio>
<Conoscendoti, l'avrai criticato a morte> Lei ridacchia, rido anche io
<Non ce ne è stato bisogno, ha avuto davvero un'ottima idea, brillante>
Stiamo poi in silenzio a lungo, entrambi guardiamo il paesaggio notturno, il cielo stellato
<A cosa pensi?> Mi domanda
E' in quell'istante che mi fiondano in testa i ricordi del passato, violenti e pesanti, mi ricordano chi sono stato e chi sono ora, la vita a cui ho costretto Lelaine e i miei figli, il rischio, le privazioni. Succede così ogni notte ed ogni notte penso che nonostante tutto questo, nonostante la mia storia e il mio egoismo...
<Che sono felice>
Ci abbracciamo, il mio sguardo si sposta sulla radura scura, un'ombra fa capolino sotto la luce della luna, per un istante ne vedo il muso, le orecchie penzolanti, l'andatura goffa...

Sono qui, vecchio mio
Lo so

giovedì 7 novembre 2013

HeadNoise

Il tintinnio delle chiavi di casa nel cestino sul mobiletto di fianco all'ingresso.
L'appartamento spoglio di quasi tutto il mobilio indispensabile ad una vita agiata, la cucina inutilizzata in cui i ragni tessono le loro dimore indisturbati da tempo.
Il divano letto è sempre sfatto, nel salottino scarno solo una libreria in finto legno a donare un po' di colore all'ambiente.
No, questo non è un bel posto dove vivere.

Woof

Lo sento spesso, il sacco di pulci, aggirarsi per le due stanze dell'appartamento, sento le unghie delle sue zampe graffiare il pavimento in finto parquet usurato. Mi accorgo della sua presenza, un moto di gioia si anima nel mio petto, quasi mi alzo, lo vedo già corrermi incontro, l'andatura goffa e decisa... ma quando mi piego sulle ginocchia per stringerlo a me, la visione scompare e le mie braccia rimangono vuote.

Le visioni sono più frequenti di recente. Un'allucinazione, una visione generata dal senso di colpa mi aveva condotto a consegnarmi alla Flotta dell'Alleanza come loro nemesi del mondo della droga, poi il silenzio per lungo tempo ed ora, da quando ho rivisto Cane all'interno della base della Flotta, da quando l'ho abbandonato per l'ennesima volta, lui non mi ha più lasciato.

E' diventato un classico oramai, il rientro a casa, il mettersi seduto sul letto, il vedere Cane arrivare e poi scomparire mentre ansima contento, pensare a Lelaine, invidiare la sua carriera, il suo successo, guardare alla propria condizione e disperarsi nel più completo e nero silenzio.

Amare e invidiare Lelaine Blackwood, Desiderare di dimenticare ed essere consci di non volerlo allo stesso tempo fare. L'unica certezza è ciò che è accaduto nel passato. Questa è la vera condanna, non avere nulla di certo, nulla di conosciuto se non ciò che ero in passato.

Arrivo ad un punto in cui cerco di afferrarmi i capelli... è in quel momento che capisco di aver bisogno del Nootropam. Le allucinazioni si affievoliscono e scompaiono, la calma torna lesta all'interno della mia mente confusa, ma con l'effetto del farmaco scompaiono anche le soluzioni ai problemi che di solito vedo con tanta chiarezza.

Bernardo Neemar è già morto, nessuno se ne è accorto, i pochi che conoscono il segreto di Mullin sono troppo impegnati a rallegrarsi del fatto che cammina, per pensare anche solo per un istante che sia un guscio vuoto oramai.

Sono i momenti in cui sei seduto su un letto, in silenzio e pensi alle scelte compiute, che comprendi di non essere mai esistito e che quando te ne andrai (perchè lo farai) non importerà a nessuno, non verrai ricordato da nessuno, sarai stato soltanto un altro Neemar iscritto all'anagrafe che è nato e morto, che ha compiuto nefandezze oltre ogni limite e qualche piccolo successo in campo genetico e segreti militari indivulgabili.

E' il caso, forse, di prendersi un po' di ferie.