giovedì 11 luglio 2013

Jumble

Le tre di notte arrivano senza che me ne renda effettivamente conto.
Tiro su il busto e mi volto a sedere sul letto, osservo in basso quel poco di ciccia che per quanto mi impegni non riesco ad abbattere.
Per un non ben definito motivo mi metto a ripercorrere con lo sguardo tutta la storia scritta sul mio vecchio e stanco corpo, le cicatrici della guerra, quelle procuratemi nei laboratori universitari e quelle generatesi da interventi in ospedale.
Lelaine dorme nuda in camera, osservo i suoi lineamenti seminascosti dalla coperta bianca in seta, illuminati da un lampo che in quel momento squarcia il cielo notturno, poi mi tiro in piedi e prima che ne abbia coscienza mi ritrovo seduto in cucina.
Sobbalzo ad ogni rumore, la prova che la mia mente non ha mai lasciato la lattina volante, come non ha mai veramente lasciato il laboratorio di Richleaf.
Se chiudo gli occhi la sua immagine mi balza subito in mente, ripercorro il luogo, osservo le materie prime stipate in un angolo.
Per un momento quella visione stava per tornare vera, in una luce molto diversa... Ero in quel luogo, costretto al mio banco di lavoro, davanti a me oltre il tavolo Electra teneva una Lelaine svenuta per i capelli, con un coltello premuto sulla gola, mentre Nancy mi puntava tremante una pistola al petto. Io lavoravo, ma sapevo già come sarebbe andata a finire, il mio tormento sarebbe cresciuto ad ogni step di sintetizzazione fino a quando proseguire sarebbe stato impossibile, a quel punto Lelaine sarebbe morta in un lago di sangue ed io freddato da un singolo proiettile.
E' il pulcioso a distogliermi da questi pensieri infilandomi il muso nel palmo della mano. Scatto, come se mi avessero pugnalato il braccio, lo guardo, mi chiedo da quanto tempo sia lì a osservarmi.
Non gli controllo il pelo da un po' di tempo, decido che è il momento, mi stacco dalla sedia e mi siedo a terra; lui si avvicina, comincio a esaminargli il manto in lungo e in largo, con minuziosa attenzione.
Nessun parassita, sorrido soddisfatto della sua pulizia e del mio spassionato lavoro; quel gesto ha spazzato via ogni preoccupazione, mi sento leggero e libero, ma è un momento che dura molto poco.
Ritorno verso il letto, Cane si acciambella nei pressi; il temporale è finito, un cielo terso sovrasta una Capital City che non dorme mai, la luce delle stelle illumina a tratti il profilo della Manager della Blue Sun.
Mentre la osservo penso a come la tocco di solito, non sono tocchi leggeri nè gentili, me ne rendo conto; sono gesti stratificati da un coacervo di tristezze, violenze e frustrazioni del passato, sporchi di ricordi che non riesco a lavare nemmeno in quei momenti di grande intimità, con il risultato che non riesco mai a vivere un'esperienza veramente sana o genuina.
Tiro un lungo sospiro, e mi siedo a terra a pensare.
Passa un tempo indefinito, poi sento delle mani che scivolano sulle mie spalle, mi volto di scatto tentando di liberarmi dai gesti fruscianti del mio assassino...
Mi trovo di fronte Lelaine inginocchiata che in totale silenzio si tiene una mano con l'altra; probabilmente le ho fatto male in qualche modo, ma lei non sembra dare peso all'episodio.
In qualche secondo torna ad avvicinarsi come se fosse convinta che io non possa davvero fare nulla per ferirla.

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