sabato 22 giugno 2013

Lelaine's Breakfast

Lelaine si volta mentre prepara la colazione, sul tavolo c'è già una quantità impensabile di pietanze, ma lei sembra non essere ancora soddisfatta.
Mi siedo, sto puntando la tazza di caffè caldo appena preparata e sono indeciso se aggiungere poco latte in modo da rendere la bevanda un caffè macchiato oppure se aggiungere molto latte e creare un latte macchiato.
La possibilità di aggiungere del whiskey si fa strada rapidamente nei miei pensieri, ma la accantono, anche se con una certa fatica.
Quando rialzo lo sguardo sono passati diversi minuti e la quantità di cibo sul tavolo è decisamente incrementata, sono indeciso se cominciare a mangiare o aspettare che finisca e strapparle un sorriso con la mia espressione incredula riguardo le porzioni messe in tavola.
Alla fine opto per caffè macchiato e per cominciare a mangiare subito.
Lei si siede poco dopo, snocciola uno dei soliti bei sorrisi che ricambio con uno altrettanto sentito. La osservo con attenzione mentre spezza una brioche fragrante...

Mi sento sola

La solitudine è quell'unica presenza di noi stessi... o piuttosto la distanza di tutti gli altri.
Quelle tre parole mi erano rimaste in mente, come rimangono in mente soltanto a chi ha sofferto una condizione simile.
Continuo ad osservarla nei movimenti, scambia qualche sorriso, pronuncia qualche parola alla quale rispondo gentile.
Mi viene in mente il periodo successivo al divorzio.
L'intera tenuta vuota e silenziosa, spesso il rumore del bastone da passeggio sul pavimento in marmo rompeva quell'atmosfera catacombale, ma era solo l'altro lato della solitudine, i rintocchi dell'orologio che scandisce l'arrivo del fallimento.
Fallire.

Passi la notte da me?

Lelaine sta spalmando un po' di burro e marmellata sul pane tostato, lo osservo, è ambrato, perfetto, nessuna bruciatura. Le sorrido, ne prendo una fetta e ci metto sopra un bel po' di cioccolata. Mi chiedo quante volte abbia cucinato solo per avere qualcosa da fare.
Il dottor Armand Cooper mi veniva a trovare quando poteva, pranzavamo insieme e sempre mettevo sul tavolo una bottiglia di buon vino, il vino del mio terreno. Lui mi disse che se fossi andato avanti così sarei diventato il primo produttore di vini d'elite di Greenfield; credo volesse essere un complimento... Nella mia mente era solo un altro metro di misura della mia solitudine.
Un giorno il dottor Cooper si presentò alla mia porta con un cucciolo di cane; lo guardai dubbioso, corrucciato, introdurre permanentemente un altro essere vivente in casa non era nei miei piani, ma l'amico non mi diede modo di dire nulla, mi mise in braccio il Bloodhound.
Io gli guardai il muso... seppi che ero diventato il suo padrone e lui il mio cane.
In quel momento l'orologio del fallimento, si fermò.

Accetto

Nessun commento:

Posta un commento